Beyond the hype podcasts

La nostra serie di podcast 'Beyond the Hype' offre approfondimenti sui temi caldi dell'attualità, fornendo agli investitori una visione più articolata e interessanti spunti di riflessione.

Episodio 6 – Governance e blockchain

Nuovo episodio - Settembre 2022

In quest’ultimo podcast su ESG e blockchain, insieme a Keith Bear e Michel Rauchs, esperti di blockchain del Cambridge Centre for Alternative Finance, parliamo di governance e blockchain. Ci concentriamo non solo sulle operazioni delle reti blockchain in sé, ma esaminiamo anche il rischio d'impresa, il rischio fiscale e la regolamentazione, nonché i vantaggi che la blockchain potrebbe apportare ad aree come la trasparenza ambientale e la catena di approvvigionamento.

Trascrizione

Alex Olivares: Benvenuti al podcast "Beyond the hype". Sono Alex Olivares di Invesco e questa è la terza di una serie di tre conversazioni a tema ESG e blockchain con Keith Bear e Michel Rauchs del Cambridge Center for Alternative Finance. Oggi discuteremo di governance e blockchain.  

Ciao Keith, ciao Michel. Grazie di essere qui con noi oggi per l'ultima parte della nostra conversazione sui temi ESG e blockchain. Nelle puntate precedenti abbiamo affrontato le tematiche ambientali e le dimensioni sociali della blockchain. Ora ci apprestiamo ad affrontare la "G", ovvero l'aspetto della governance. Come possiamo iniziare a capire la governance, che è un argomento così complicato, senza venire distratti dai titoli dei giornali?  

Keith Bear: Un modo per farlo potrebbe essere quello di partire dal consenso. Abbiamo parlato di consenso quando abbiamo trattato gli aspetti ambientali. Ma, esaminando il consenso, possiamo dire che ce ne sono due tipi diversi. C'è il consenso all'interno della blockchain stessa, quindi possiamo parlare di “consenso di rete”, di cui abbiamo parlato in precedenza.  

E c'è anche un consenso di tipo sociale, dove gli individui e il meccanismo di governance decidono in che modo la blockchain debba funzionare e operare; si tratta di un consenso sociale, al contrario degli aspetti che sono codificati all'interno della stessa rete blockchain. E quel consenso sociale si basa sulla persuasione, piuttosto che sulla prescrizione su blockchain pubbliche 'permissioned'.  

1:52  

Abbiamo assistito a molti esempi negli ultimi anni. Lo stesso Bitcoin ha visto un grande dibattito intorno al 2016 sulla dimensione dei blocchi all'interno del registro di bitcoin; originariamente erano limitati a 1 megabyte. Ci sono state proposte per aumentare l'efficienza di Bitcoin aumentando la dimensione dei blocchi a 8 megabyte e quindi raddoppiandola ogni due anni. Ciò ha creato una divisione tra utenti, sviluppatori e altri attori dell'universo Bitcoin su quale fosse il modello migliore. Ci è voluto molto tempo, circa due anni, perché il conflitto si risolvesse.  

2:35 

Un altro esempio è Ethereum. Come forse saprai, alcuni anni fa c'è stato un grosso attacco hacker, il cosiddetto DAO hack, che ha reso necessaria la rimozione di una serie di saldi dalla rete Ethereum. Ciò è stato ottenuto attraverso una hard fork (divisione della rete), cioè praticamente un ramo nel codice del programma. Il risultato è stato una seconda versione di Ethereum. Quindi oggi c'è la blockchain di Ethereum, come la conosciamo, e un'altra blockchain di Ethereum, Ethereum Classic, che è proseguita indipendentemente dalla versione attuale, ma è molto più piccola.  

Quindi ciò evidenzia il tipo di questioni e considerazioni relative al consenso sociale nell'ambito della gestione delle reti blockchain. È importante considerare questi aspetti per comprendere quali sono gli elementi di governance associati alle reti basate su blockchain, nonché come attuare la governance in relazione alla tecnologia e al codice stesso. 

Michel, vuoi aggiungere qualcosa? 

3:33 

Michel Rauchs: Sì, potrei aggiungere che il processo di governance in molte blockchain pubbliche permissionless può essere molto complesso e insolito, se non formalmente definito. Questo perché coinvolge molti attori e componenti diversi, dagli utenti agli investitori, agli exchange, ai portafogli e ai miner. In pratica, tutti gli stakeholder del sistema sono coinvolti. E non è chiaro chi decide effettivamente. Pertanto, di solito ci vuole molto tempo per risolvere tali problemi. Questi sviluppi sono ancora nelle fasi iniziali.  

Credo che lasciare che gli utenti in possesso di token o denaro votino sulla giusta governance possa evitare alcuni dei limiti di questa governance informale. Di recente, ciò è stato particolarmente evidente nelle cosiddette organizzazioni autonome decentralizzate ("DAO"). Quindi si cerca praticamente di formalizzare la governance, per nulla definita, con le DAO, organizzazioni non controllate da nessuno, ma soggette ai risultati delle votazioni dei loro membri. Questo è particolarmente interessante in vista dell'emergente Web 3.0. C'è davvero una tendenza verso protocolli di proprietà della comunità, e controllati dalla stessa. È davvero una specie di spazio pubblico digitale, se così si può dire. 

Ma detto questo, ci sono ovviamente alcuni problemi al riguardo. E osserviamo che nel tempo molti di questi progetti stanno riscoprendo alcuni principi tradizionali di corporate governance che si sono dimostrati validi in passato, e a ragione.  

5:13 

KB: E penso che in questo contesto, quando si guarda all'investimento nei protocolli DeFi [finanza decentralizzata], sia essenziale capire che aspetti come l'allocazione dei token e i rischi coinvolti sono rilevanti. Quello che sto dicendo è che in un certo senso è una visione profondamente liberale che tutti dovrebbero essere in grado di influenzare lo sviluppo di un protocollo, investire in token e avere voce in capitolo votando.  

Ma poi, se si scende di un altro livello, si potrebbe notare quanti token detengono i fondatori del protocollo. Questo dà loro un ruolo sproporzionato, consentendo loro di dettare lo sviluppo del protocollo. Oppure prendi i venture capitalist che possiedono un numero significativo di token: anche questo potrebbe portare a uno squilibrio nello sviluppo della rete stessa. 

E poi i token stessi sono potenzialmente esposti a rischi come prestiti flash, ad esempio, un tipo di transazione in cui l'ingresso e l'uscita avvengono all'interno della transazione stessa, quindi essenzialmente qualcuno potrebbe entrare e prendere in prestito una serie di token di governance, emettere un voto, influenzare un voto in modo estremo e poi uscire dai token di governance, tutto all'interno di un'unica transazione. 

Quindi cose del genere, e anche i token che si detengono negli exchange possono essere presi in prestito per un po' per influenzare un voto. Di conseguenza, abbiamo tutti i tipi di rischi e considerazioni su come questo modello di governance basato su token può funzionare, così come gli aspetti positivi in termini di trasparenza e il voto token (un token = un voto) nonché qualsiasi principio democratico che può essere associato alla teoria delle DAO stesse.  

6:50 

MR: In sintesi, si può dire che la governance nelle blockchain pubbliche permissionless è davvero confusa e ancora irrisolta. 

6:59 

AO: Già, sembra complicato, ed è comprensibile che si possa creare confusione. Quello che stiamo evidenziando per i nostri ascoltatori che stanno valutando qualsiasi tipo di asset blockchain è l'importanza di capire come funziona quella particolare blockchain, così come il meccanismo di consenso, la governance, se ci sono componenti forti e stakeholder rispettabili. Inoltre, c'è trasparenza nel meccanismo di consenso? E se si basa sui token, le allocazioni dei token sono chiare? 

KB: Assolutamente. 

7:31 

AO: Bene, questo è il lato della governance relativo al funzionamento delle blockchain, ma che ne dici se esaminassimo la governance sulla base della definizione standard ESG dal punto di vista degli investitori? Come dovremmo considerare aspetti come il rischio aziendale per le attività e le aziende legate alla blockchain?  

7:46 

KB: Se prendiamo in considerazione il rischio di condotta, ad esempio, penso vi siano due facce della medaglia. Da un lato, ovviamente, le criptovalute possono avere la reputazione di essere in grado di agevolare l'elusione o la corruzione di cui abbiamo parlato in passato, consentendo pagamenti non ufficiali, per così dire, e aggirando il sistema bancario tradizionale, ad esempio.  

Ma d'altro canto, quello che c'è nelle blockchain pubbliche è visibile a tutti. Quindi le transazioni ci sono e rimangono registrate per sempre. Sono facili da identificare, in termini di transazione stessa, e ovviamente vi sono molteplici strumenti analitici disponibili per poter andare ancora più a fondo e capire cosa succede. Quindi c'è anche un alto grado di trasparenza per quanto riguarda ciò che realmente accade. 

Alcuni osservatori considerano queste reti ancora più trasparenti del sistema bancario tradizionale. Basti pensare alle inefficienze nella lotta al riciclaggio, ad esempio. Le analisi su questo argomento indicano buoni successi. 

Quindi vi sono argomentazioni valide da entrambe le parti, penso, sia in termini di facilitazione delle pratiche di corruzione, sia per quanto riguarda la trasparenza e la capacità di rintracciare eventuali pratiche di corruzione.  

9:04 

AO: Grazie Keith e, per i nostri ascoltatori, il termine AML si riferisce ai processi antiriciclaggio.  

Michel, c'è qualcosa che vorresti aggiungere? O passiamo agli aspetti relativi ai dati e alla privacy del rischio aziendale per la blockchain?  

9:16 

MR: Sì, penso che in questo caso parliamo di alcuni rischi molto simili a quelli di asset e attività tradizionali, ma poi ce ne sono altri che colpiscono in particolar modo le criptovalute. Associazioni di settore, come Global Digital Finance con sede qui nel Regno Unito, hanno sviluppato codici di condotta appositi. Questa organizzazione è in procinto di fondersi con un'altra associazione di settore creando così la più grande organizzazione del settore con 500 membri internazionali, compresi alcuni dei più grandi fondi del mondo. Le due organizzazioni hanno sviluppato codici di condotta per tutti i tipi di attività relative alle criptovalute, che le istituzioni finanziarie possono utilizzare e adottare.  

9:58 

AO: Grazie Michel. Passiamo a un argomento leggermente diverso: il rischio fiscale. Abbiamo menzionato negli episodi precedenti come certe attività blockchain operassero in maniera indipendente dalla supervisione del governo. Potresti approfondire un po' questo argomento per renderlo più chiaro?  

10:13 

KB: Sì, certo. Innanzitutto vorrei premettere che, durante le prime fasi, le autorità fiscali di vari Paesi non hanno assunto una posizione decisa nei confronti dei criptoasset. Non era chiaro se ci sarebbe stata una responsabilità fiscale per il commercio, la detenzione, il deposito di criptovalute, ecc. E forse c'era la preoccupazione che gli utenti potessero utilizzare le criptovalute per evadere le tasse, a causa della loro natura. 

Tuttavia, questa visione sta cambiando in modo significativo. Le autorità fiscali stanno fornendo una guida migliore e regole più chiare. Ad esempio, il dipartimento governativo del Regno Unito HMRC [Her Majesty's Revenue and Customs] gestisce un programma di condivisione di dati per tutti gli scambi del Regno Unito e dispone di dati sulle transazioni di criptovalute dal 2014. Inoltre, tutte le informazioni KYC [Know Your Customer] fornite al momento della registrazione a un exchange vengono inviate alle autorità fiscali. E tutti i profitti derivanti dalle transazioni devono essere dichiarati.  

Allo stesso modo, in Germania, è ormai noto che per gli investimenti azionari in criptovalute di durata superiore a un anno non si hanno responsabilità fiscali. Le autorità fiscali credo stiano sviluppando modi per accedere alle informazioni, principalmente attraverso scambi regolamentati, e meno nell'ambito delle DeFi [applicazioni di finanza decentralizzata], che non sono regolamentate. Portano anche più chiarezza in merito alle regole e agli obblighi relativi alle attività di cripto (trading, partecipazione azionaria), nonché agli obblighi DeFi, anche se questo è più difficile per i motivi che ho appena menzionato. 

11:52 

MR: Torniamo un attimo alle criptovalute. Naturalmente in alcuni Paesi con, ad esempio, meno fiducia nelle istituzioni, c'è il rischio che alcune entrate fiscali vengano a mancare poiché più residenti utilizzano le criptovalute.  

Ma alcuni di questi Paesi, ad esempio la Colombia o l'Argentina, richiedono agli scambi di dichiarare i beni direttamente alle autorità fiscali. Proprio come stava dicendo Keith, è quello che sta succedendo nel Regno Unito. E poiché la maggior parte delle persone utilizza le criptovalute indirettamente negli scambi, questo in una certa misura sposta le responsabilità e i controlli da eseguire a quei guardiani. È un modo per questi Paesi di assicurarsi di riscuotere le tasse dovute. 

12:40  

AO: Grazie del contributo. Abbiamo parlato di rischio d'impresa, abbiamo parlato di rischio fiscale. Un altro argomento importante nell'ambito della considerazione della governance è legato alle catene di fornitura e alla gestione del rischio ambientale. E qui esaminiamo come le blockchain potrebbero offrire un vantaggio in questi campi. Come descrivereste questo argomento ai nostri ascoltatori?  

12:59 

KB: Penso che in questo tipo di contesto stiamo parlando di blockchain aziendali, quindi blockchain private permissioned. E ritengo che il settore abbia davvero colto al volo l'occasione, circa 5 anni fa, quando ci si rese conto che con una versione privata e permissioned della blockchain, in cui i partecipanti alla rete fossero stati autorizzati a partecipare, sarebbe stato possibile creare miglioramenti sostanziali in termini di efficienza e tutti i tipi di casi d'uso, in particolare, come hai suggerito, nelle catene di fornitura.  

Se si guarda a cosa serve per spedire un insieme specifico di merci dalla Cina attraverso l'Europa, ad esempio, e si ha l'esportatore, l'impresa di logistica, lo spedizioniere, l'autorità portuale, l'autorità doganale, la compagnia di spedizioni, e lo stesso dall'altra parte, dove vengono ricevute le merci, c'è un'enorme quantità di documenti, di punti di contatto, di persone coinvolte nell'intera transazione, molteplici versioni della verità. 

Quindi, essere in grado di utilizzare un approccio blockchain aziendale per poter avere un'unica versione della verità, in cui tutti scrivono le varie parti del ciclo di vita di una transazione su una blockchain e i partecipanti a quella rete convalidando le transazioni a tale riguardo, crea miglioramenti sostanziali in termini di efficienza.  

E lo stiamo vedendo nelle catene di fornitura dei supermercati per quanto riguarda la tracciabilità degli alimenti. Quando si tratta di sicurezza alimentare, Walmart, Carrefour e IBM lavorano insieme come parte della rete Food Trust. 

Un altro esempio è la spedizione in container. Qui, Maersk e IBM lavorano insieme come parte della rete blockchain di TradeLens. Credo che sei delle sette più grandi aziende di container stiano ora utilizzando il sistema, e qualcosa come oltre il 50% delle spedizioni mediante container è archiviato su questa blockchain.  

Ritengo quindi che ci siano casi d'uso molto ampi che sottolineano i vantaggi della tecnologia blockchain, indipendentemente dal mondo delle criptovalute. Tali blockchain aziendali non hanno affatto bisogno di quelle risorse crittografiche. Stanno semplicemente utilizzando le basi, gli elementi costitutivi di base di questa tecnologia per facilitare una versione unificata della verità.  

15:07 

MR: Esattamente. Inoltre, con la maggiore trasparenza che si può ottenere utilizzando blockchain in combinazione con altre tecnologie, come IA [intelligenza artificiale], sensori di geolocalizzazione, ecc., è davvero possibile affrontare e ridurre anche i rischi ambientali.  

Un esempio in questo caso è Unilever. L'azienda utilizza i dati satellitari e una blockchain per monitorare e tracciare meglio le sue materie prime con l'obiettivo di porre fine alla deforestazione entro il 2030.  

E quindi, controllando la propria catena di fornitura in modo più efficace grazie all'utilizzo dei dati disponibili per tutti i partecipanti, l'azienda può ridurre significativamente tali rischi ambientali migliorando la trasparenza e la tracciabilità. In questo modo è sempre possibile sapere cosa succede nella propria catena di fornitura.   

15:54 

AO: E per quanto riguarda la regolamentazione e la tutela degli investitori?  

15:58 

KB: Sì, ritengo questa sia ovviamente una buona domanda. Penso che possiamo guardare la cosa da due prospettive. Da una parte, cosa succede on-chain e dell'altra, cosa succede off-chain.  

On-chain, stiamo parlando di reti blockchain pubbliche e unpermissioned senza un'autorità centrale ad occuparsi delle preoccupazioni dei clienti, si può dire. Quindi non c'è servizio clienti e, in linea di principio, nessun indennizzo. Se l'indennizzo viene comunque corrisposto, è a discrezione delle società coinvolte.  

Ci siamo già passati con Terra Luna, ovvero la stablecoin Terra: è recentemente crollata e molti utenti hanno perso molti soldi. Ma ci sono stati anche casi del tipo di Nox Bitcoin in Brasile, penso, che ha risarcito gli utenti che erano attivi su questo scambio e hanno perso denaro a causa del crollo di Terra. 

Quindi si dipende dalla buona volontà degli altri e non è possibile fare affidamento sull'indennizzo. 

Per quanto riguarda invece le transazioni off-chain, molto dipende dalle politiche degli intermediari tra i singoli investitori e la rete blockchain stessa.  

Naturalmente ci sono anche altri aspetti da considerare, come la funzione di controllo delle borse. L'accesso al trading di criptoasset dipende in larga misura dalle borse. Possono decidere autonomamente quali monete consentire o rimuovere dalla lista in base alle rispettive politiche. E, naturalmente, ciò ha un impatto sull'esistenza e sulla quantità di protezione degli investitori in atto. 

Quindi, per esempio, Coinbase e Binance hanno cancellato Terra Luna quando sono iniziati i problemi. Pertanto, i partecipanti al mercato non potevano più negoziare lì.  

Tuttavia, ci sono anche esempi inversi: Binance e BITConEx supportano Luna 2.0, la nuova versione di Luna. È stata introdotta dopo il crollo dell'originale, come veicolo per compensare i proprietari della moneta. 

Quindi, per i singoli investitori, le borse esercitano in una certa misura la loro funzione di controllo interrompendo il trading o creando nuove opportunità di trading. Per alcuni, questo può anche avere un impatto negativo.  

18:28 

AO: Grazie, Keith. L'ulteriore sviluppo di queste tecnologie potrebbe quindi portare all'eliminazione di soluzioni blockchain meno robuste e al prevalere di soluzioni più robuste.  

18:40 

KB: Esattamente. 

18:42 

AO: Grazie Keith e Michel. Oggi abbiamo analizzato a fondo il tema della governance, esaminando l'argomento non solo nel contesto della gestione di reti blockchain, ma anche dal punto di vista di un investitore, per analizzare i rischi aziendali e fiscali, la protezione degli investitori e la regolamentazione. Abbiamo anche discusso di come le blockchain possono garantire una maggiore trasparenza nelle questioni ambientali e nelle catene di fornitura, ad esempio.  

Come sempre, grazie mille a entrambi per questa conversazione chiara e approfondita. Sono sicuro che i nostri ascoltatori hanno trovato utile comprendere l'intero territorio delle questioni ambientali, sociali e di governance in relazione alla blockchain.  

19:21 

KB: Ottimo. Grazie davvero per l'invito Alex. 

MR: Grazie mille Alex. 

19:25 

AO: Potete trovare maggiori informazioni sul lavoro di Keith e Michel sul sito web del Cambridge Center for Alternative Finance, e per maggiori informazioni sulla blockchain visitate anche il sito etf.invesco.com.  

Episodi precedenti

Episodio 5 – Implicazioni sociali e blockchain

Qual è il potenziale delle soluzioni blockchain per rispondere ai bisogni sociali? In questo episodio, gli esperti di blockchain del Cambrige Centre for Alternative Finance, Keith Bear e Michel Rauchs, si confrontano su come la blockchain possa fungere da trampolino di lancio verso l'inclusione finanziaria.

Trascrizione

Alex Olivares: Benvenuti al nostro podcast Beyond The Hype. Sono Alex Olivares di Invesco. Questa è la seconda di una serie di tre conversazioni sul tema ESG e blockchain insieme a Keith Bear e Michel Rauchs del Cambridge Center for Alternative Finance. Oggi parleremo insieme delle implicazioni sociali della blockchain.  

Ciao Keith e Michel. Grazie di essere qui con noi oggi per una conversazione con focus sulla "S" dell’acronimo ESG e sulla blockchain. 

Per cominciare... A chi sono rivolte le criptovalute e la blockchain? A chi servono?  

0:54 

Michel Rauchs: Credo valga la pena distinguere le criptovalute dal più ampio ecosistema blockchain, e tornare alle origini del Bitcoin. E credo sia opportuno dire che la crittografia opera in modo più efficace su quelle che chiamerei le periferie, i margini; cerca di rivolgersi alle località geografiche, ai casi d'uso o alle entità più carenti di servizi. 

Il motivo è che, per via della loro natura permissionless, offrono un canale resistente alla censura con cui è possibile immagazzinare e spostare valore su scala globale. Naturalmente, "carenti di servizi" può voler dire cose diverse a seconda del contesto e delle circostanze.  

Credo che oggi l'attenzione dei media si concentri principalmente sugli aspetti negativi. Probabilmente hai sentito parlare delle criptovalute per il fatto che consentono o facilitano i ransomware, oppure in associazione al mercato nero del dark web, dove si possono comprare droga e centinaia di altre cose illegali, oppure alle truffe online.   

1:58  

Ci sono anche casi in cui sono state usate per aggirare sanzioni e controlli sui capitali, in particolare nel contesto dei cosiddetti "Stati canaglia", come l'Iran, la Corea del Nord o il Venezuela.  

E se guardiamo ai recenti report della società forense specializzata in blockchain, Chainalysis, che traccia e individua attività illecite sulle blockchain pubbliche, questi report mostrano da sempre che tale attività criminale rappresenta tra lo 0,3% e il 2,5% di tutti i flussi on-chain.  

Quindi si tratta solo di uno dei tanti aspetti... Se abbiamo un sistema di trasferimento di valore neutro globale come le criptovalute, questo può ovviamente prestarsi anche a scopi diciamo meno nefandi, e creare un impatto sociale positivo. Credo che qui il caso d'uso primario sia il sostegno del lavoro di attivisti politici e gruppi per la difesa dei diritti umani.  

L'esempio più famoso è probabilmente WikiLeaks, che ha subito un boicottaggio da parte delle banche nel 2010 dopo aver pubblicato l'affare Cablegate. In sostanza sono stati costretti ad adottare il Bitcoin, altrimenti non avrebbero potuto ricevere donazioni. Ed è interessante sapere che Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, in seguito ha ringraziato il governo degli Stati Uniti e alcuni senatori dal momento che nel 2017 la no-profit ha generato un ritorno del 50.000% su tali donazioni, anche se questo non dovrebbe essere inteso come una consulenza finanziaria. 

3:22 

Esistono altri casi ben documentati, non solo aneddoti, in cui gruppi di difesa dei diritti umani, come i dissidenti russi e gli attivisti in Myanmar o dell'Africa subsahariana, hanno usato e usano le criptovalute per aggirare le restrizioni di Stati autoritari.  

Credo sia interessante considerare, ad esempio, che la Fondazione per i diritti umani stima che circa 4,3 miliardi di persone, ovvero circa il 53% della popolazione mondiale, vivano in regimi autoritari.  

Naturalmente le criptovalute sono state usate anche per - e da parte di - alcuni gruppi emarginati e minoranze. Ad esempio ci sono certe società in cui le donne non hanno il diritto di possedere o gestire denaro, e così hanno l'opportunità di riscattarsi da questo vincolo.  

Poi ci sono i settori colpiti dal "de-risking", ad esempio i lavoratori dell'industria del sesso e della cannabis. Si tratta di settori che sono vittima delle politiche globali di de-risking dei principali fornitori di servizi di pagamento attuate negli ultimi 10 anni.  

4:35 

AO: Grazie dello spunto, Michel. Qual è l'atteggiamento dei consumatori rispetto alle soluzioni cripto o blockchain? In questa conversazione stiamo usando i termini in modo intercambiabile. Esistono pattern d'uso tra le varie regioni e i diversi tipi di regioni?  

4:50 

Keith Bear: Sì, se posso inserirmi nella conversazione per citare di nuovo Chainalysis, l'azienda ha pubblicato un report della distribuzione geografica dell'uso delle criptovalute che trovo affascinante. Hanno considerato l'uso delle cripto rispetto a vari fattori, ponderandolo per il potere d'acquisto dei singoli Paesi e su base pro capite. La parte interessante, a mio avviso, per questo tipo di misurazioni, è che i tre Paesi in cima alla lista sono Vietnam, India e Pakistan. Un risultato simile a quello di cui parlava Michel: sono Paesi in cui potrebbe esserci un desiderio da parte dei poveri di accedere alle criptovalute, o a forte rischio di svalutazione, oppure con un alto livello di rimesse di denaro in cui le criptovalute potrebbero avere un ruolo importante nelle transazioni commerciali. 

Tornando al report di Chainalysis, il primo Paese sviluppato che incontriamo in classifica sono gli Stati Uniti, in ottava posizione.  

E dunque vediamo quest'uso significativo delle criptovalute che offre un modo per effettuare pagamenti, trasferire fondi, e così via, per i motivi di cui abbiamo parlato, come la mancanza di fiducia nella valuta locale, e questo è più marcato rispetto ai mercati più sviluppati, dove credo che l'attività sia promossa piuttosto da investimenti istituzionali.  

6:16 

MR: Sì, se posso aggiungere, credo ci sia una grande discrepanza tra le economie avanzate e i mercati emergenti e in via di sviluppo, in termini di atteggiamento. In un certo senso possiamo riassumere la situazione, ovviamente in modo molto approssimativo, dicendo che le economie avanzate lo vedono principalmente come uno strumento speculativo, ovvero un'altra asset class, mentre nei mercati emergenti e in via di sviluppo l'approccio è principalmente utilitario; si tratta di uno dei tanti strumenti a disposizione.  

Gran parte delle persone e delle società che usano le criptovalute in quei mercati sono completamente agnostiche rispetto agli strumenti che utilizzano. In un certo senso il vero potere si sviluppa in combinazione con gli altri strumenti che sono disponibili in quell'area, che si tratti di mercati peer-to-peer, gift card o altro.  

Quindi, è proprio nelle regioni caratterizzate da livelli relativamente alti di repressione finanziaria, sotto forma di sanzioni, controllo dei capitali o confisca dei beni, o in generale da tensioni economiche e svalutazioni periodiche, che vediamo un significativo aumento di utilizzo. 

Penso che qui in Occidente tendiamo a ignorare il privilegio finanziario di cui godiamo. Credo sia bene considerare che nel mondo ci sono 1,3 miliardi di persone che vivono costantemente in un contesto di inflazione a due o tre cifre.  

Tornando a quello che diceva Keith sui casi d'uso, stiamo lavorando a uno studio in collaborazione con la Interamerican Development Bank per fare una stima dell'estensione dell'ecosistema cripto in America Latina e nei Caraibi. I primi risultati sono interessanti perché mostrano che c'è stata un'evoluzione per cui inizialmente le criptovalute venivano usate come soluzione per proteggere i propri risparmi dall'inflazione o dalla confisca di beni, permettendo alla gente di accedere a un conto con un saldo stabile e spendibile online. Ora, curiosamente, questo saldo è spesso denominato in dollari USA. 

Ma col passare del tempo le criptovalute sono diventate il trampolino di lancio per un più ampio accesso ai servizi finanziari. Alcune società cripto si sono evolute gradualmente in vere e proprie società di servizi finanziari che oggi sono il punto di riferimento completo per pagamenti digitali, deposito di risparmi e prodotti d'investimento, offrendo agli utenti persino credito e assicurazione. E dunque l'ecosistema cripto si astrae sempre di più dal consumatore e viene combinato in modo agnostico con altri strumenti e reti.  

8:57 

Tutto questo sta avvenendo su larga scala, specialmente in America Latina. Ci sono aziende leader come la piattaforma messicana Bitso o la brasiliana Mercado Bitcoin che hanno milioni di utenti in tutta l'America Latina. Se guardiamo al profilo demografico degli utenti, il fenomeno interessa tutti i gruppi demografici, di età e di reddito. È uno sviluppo molto interessante.  

9:22 

KB: Esatto, e, a proposito di America Latina, un altro esempio è El Salvador. Ovviamente ne abbiamo già parlato nello scorso podcast, ma a ottobre sono stati aperti credo 3 milioni di portafogli Bitcoin (Bitcoin è ora una valuta legale nella giurisdizione di El Salvador) contro 1,9 milioni di conti bancari tradizionali. Perciò teoricamente la penetrazione è molto maggiore a livello di popolazione, per quanto riguarda l'accessibilità del Bitcoin rispetto alle banche tradizionali. Naturalmente questo fenomeno ha subito di recente una battuta d'arresto per via della natura dei mercati, traducendosi oggi in un declino di 40 milioni di USD nelle partecipazioni in Bitcoin di El Salvador, il che, curiosamente, equivale più o meno al prossimo pagamento obbligazionario del debito pubblico di El Salvador.  

Abbiamo illustrato alcuni dei vantaggi e dei rischi che si accompagnano a una mossa audace come quella che ha compiuto El Salvador quando ha dichiarato il Bitcoin una moneta con valore legale.  

10:24 

MR: Per fare una piccola aggiunta, credo anche che questo illustri molto bene la natura delle criptovalute come strumento, piuttosto che come fine ultimo, dal momento che un recente studio degli economisti [UE] ha rilevato che la maggior parte delle transazioni non sono effettuate dal portafoglio governativo ufficiale in Bitcoin, bensì denominate in dollari USA. Quindi in pratica ai cittadini non interessa così tanto il Bitcoin ma, grazie al Bitcoin e allo sforzo del governo di creare questo portafoglio, oggi hanno accesso a un portafoglio digitale. E questo permette loro anche di spendere dollari USA. Questo è quello che intendiamo quando diciamo che le criptovalute sono un trampolino di lancio e che si sono astratte progressivamente nel corso del tempo.  

11:05 

AO: Trovo affascinanti queste statistiche perché è facile fissarsi solo sul Bitcoin, quando in realtà ci sono così tanti altri elementi legati alle soluzioni blockchain, oltre alle diverse persone che possono beneficiarne.  

Una breve statistica: la Banca Mondiale stima che 1,7 miliardi di persone oggi non usino servizi bancari, il che equivale a circa 1/3 della popolazione adulta mondiale. Di conseguenza, un cambiamento in quest'ambito potrebbe avere un impatto enorme, proprio come i casi d'uso di cui parlavi.  

Keith, la prossima domanda è per te: il settore pubblico e i governi possono avere un ruolo in tutto questo, e se sì, quale? Hai citato iniziative specifiche per alcuni Paesi, ma oltre a queste ci sono altre azioni che i governi dovrebbero intraprendere, specialmente per quanto riguarda le CBDC, o Central bank digital currency? 

11:45 

KB: Sì, esatto. Ritengo che le Central bank digital currency siano una delle iniziative pubbliche chiave. La Banca dei regolamenti internazionali ha condotto varie indagini prendendo in esame le banche centrali sia di mercati sviluppati che emergenti, ed è emerso che la motivazione più forte per molte economie emergenti è l'inclusione finanziaria.  

Questo naturalmente fa sorgere varie domande in termini di accessibilità agli smartphone e ai telefoni cellulari, che sono uno dei modi per detenere un portafoglio di Central bank digital currency, e se siano necessarie delle smart card come alternativa per chi, ad esempio, non ha accesso a un telefono cellulare o a internet.  

Questo pone anche la questione dell'essere in grado di supportare pagamenti offline, il che naturalmente è una caratteristica naturale del denaro fisico. Ma se l'obiettivo delle Central bank digital currency è di essere molto simili nell'uso al denaro fisico digitale, è necessario fornire mezzi per supportare anche i pagamenti offline. 

Questo è un argomento chiave non solo nei mercati emergenti, ma anche nel Regno Unito. Abbiamo circa 1,7 milioni di persone che non hanno sufficiente accesso ai servizi finanziari. Perciò, anche quando pensiamo alla prospettiva della Banca d'Inghilterra sulle CBDC, l'inclusione finanziaria è uno degli obiettivi chiave dietro il lancio di qualsiasi rappresentazione digitale della sterlina.  

13:09 

AO: Grazie, Keith, trovo che questo sia un ottimo spunto con cui chiudere la nostra conversazione, perché racchiude il potenziale delle soluzioni blockchain per affrontare le esigenze sociali. Abbiamo parlato a fondo di come la blockchain, e in particolare le criptovalute, possano offrire un trampolino di lancio verso l'inclusione finanziaria per chi non ha accesso a una banca oppure ha accesso limitato ai servizi bancari, in ogni fascia geografica e demografica.  

Grazie di aver condiviso con noi così tanti casi d'uso e sviluppi, sono certo che i nostri ascoltatori li avranno trovati molto interessanti.  

13:40 

KB: Grazie a te, Alex.  

13:42 

AO: La governance è un argomento complicato, specialmente quando riguarda le soluzioni blockchain. Come dovremmo considerare la governance in relazione alla blockchain? Ne parliamo nella terza e ultima parte della nostra conversazione sui temi ESG. 

Per maggiori informazioni sulla blockchain, visita etf.invesco.com. 

 

Episodio #4 – Implicazioni ambientali e blockchain

In questo nuovo episodio, parliamo con Keith Bear e Michel Rauchs, esperti di blockchain del Cambridge Centre for Alternative Finance, delle considerazioni ambientali nell'ecosistema della blockchain.  
Qual è la reale impronta ambientale delle criptovalute, compreso il consumo di energia e le emissioni di CO2? Quali sono gli sforzi di decarbonizzazione della blockchain e come le nuove applicazioni della blockchain possono migliorare i dati e le soluzioni ambientali?

Trascrizione

Alex Olivares: Benvenuti al podcast Beyond the Hype. Sono Alex Olivares di Invesco, e oggi sono qui con Keith Bear e Michel Rauchs del Cambridge Centre for Alternative Finance per la prima di tre conversazioni in tema ESG e blockchain. In questa prima conversazione parleremo delle considerazioni ambientali.

Keith e Michel, benvenuti, è sempre un piacere parlare con voi.

0:38

Keith Bear: Anche per me.

Michel Rauchs: Piacere di rivederti, Alex.

AO: Grazie, Keith e Michel. La blockchain e le criptovalute sono state un tema mediatico caldo, principalmente per i loro livelli di mercato in un contesto molto complesso caratterizzato da preoccupazioni in termini di rischi geopolitici, macroeconomici, di inflazione e di crescenti tassi d'interesse. Ma lasciando da parte tutto ciò, gli aspetti ESG continuano a suscitare l'interesse degli investitori, specialmente per quanto riguarda l'ecosistema e le applicazioni della blockchain. Volendo una visione d'insieme, come dovremmo affrontare le preoccupazioni ambientali in relazione all'ecosistema blockchain?

1:15

MR: Su questo argomento ci sono molte cose da evidenziare, e in un certo senso non lo si può separare dagli sviluppi nei mercati perché in realtà la misura del consumo di elettricità è strettamente correlata al prezzo delle rispettive criptovalute.

Perciò, se guardiamo ai numeri attuali forniti da uno strumento, il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, il mining di Bitcoin attualmente consuma circa 120 terawatt/ora di elettricità su base annua. Per darti un'idea, è circa lo 0,53% del consumo totale di elettricità del pianeta.

Questa è una considerazione; credo che per determinare l'impatto ambientale dobbiamo veramente guardare all'intensità di carbonio del mix energetico e quindi, essenzialmente, delle fonti che generano elettricità. Per questo abbiamo costruito un modello interno per stimare le emissioni di gas serra prodotte direttamente dal mining.

I dati primari mostrano circa 65 milioni di tonnellate metriche di CO2 equivalenti. In prospettiva, è circa lo 0,13% delle emissioni globali complessive del 2018. Per fare un paragone con altri settori, le miniere d'oro producono circa 100 milioni di tonnellate metriche.. Quindi siamo al 65%.
I numeri sono simili per le piantagioni e la produzione di tabacco su base annua, ovvero circa 18 milioni di tonnellate metriche, o circa tre volte il turismo sulle navi da crociera, che emette circa 20 milioni di tonnellate metriche all'anno.

2:49

AO: È interessante e aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa. Leggevo un articolo di un'organizzazione chiamata "Change the Code, Not the Climate", dove si affermava che cambiare il funzionamento delle criptovalute potrebbe ridurre l'impronta di carbonio del 99%. Nello specifico si faceva riferimento a come funziona il meccanismo del consensus per le criptovalute.

Le statistiche che hai nominato sono specifiche per il bitcoin, ma come dovremmo pensare alle criptovalute più in generale?

3:18

Sì, è una bella domanda. Credo che uno dei problemi sia che c'è un grosso malinteso, secondo me, riguardo al consumo energetico relativo agli asset digitali più in generale. Sembra che in qualche modo gli asset digitali siano automaticamente colpevoli per associazione, soprattutto con il Bitcoin.

In realtà, il consumo energetico elevato è limitato a un particolare meccanismo di raggiungimento del consensus nella rete, meccanismo chiamato "proof of work". L'idea è che dobbiamo conservare sotto chiave una gran quantità di energia come collaterale, ma poiché l'energia non può essere messa sotto chiave, nella realtà viene consumata.

Ma esistono molti meccanismi alternativi, alcuni dei quali sono emersi già nel 2012, ad esempio peer coin come la "proof of stake", dove l'idea è che l'energia viene sostituita con un'altra forma di collaterale. Quindi nel caso della proof of stake si tratta di un deposito di criptovaluta che viene bloccato e che alla fine viene restituito se si rispettano le regole.

Credo quindi che un'osservazione interessante sia che tutte le principali piattaforme e reti di nuova applicazione lanciate negli ultimi cinque anni sono basate quasi esclusivamente su meccanismi di consensus alternativi a basso consumo energetico.

Se quindi guardiamo alle criptovalute da questa prospettiva c'è il Bitcoin, che è un attore importante ovvero il maggior consumatore di energia, se così vogliamo definirlo.
Poi c'è Ethereum, al secondo posto per volumi. Ma si tratta solo di 25 terawatt/ora, quindi parliamo circa del 20% del consumo del Bitcoin.
E poi c'è una lunghissima serie di reti molto piccole che hanno un consumo trascurabile.

Quindi, per riassumere, credo che quando parliamo del problema energetico degli asset digitali in realtà stiamo parlando principalmente di Bitcoin ed Ethereum, ed è utile sapere che Ethereum ha programmato da tempo una transizione verso la proof of stake; questo renderà immediatamente il Bitcoin l'unico pezzo grosso in circolazione, se così vogliamo definirlo.

5:23

KB: Vorrei solo aggiungere che la fusione a cui Michel faceva riferimento, la migrazione di Ethereum da proof of work a proof of stake, è attualmente in corso di discussione fino all'agosto di quest'anno e credo che sarà interessante vedere esattamente come cambieranno le emissioni di gas serra risultanti dal consumo di elettricità, come diceva Michel, una volta che la fusione sarà completata. Ovviamente la data finora è stata variabile, ma dato che ora mancano solo due o tre mesi credo che sarà affascinante assistere a questo cambiamento.

5:52

AO: Sarà interessante di sicuro. E per dare una breve introduzione o riferimento ad alcuni dei nostri ascoltatori, il termine "meccanismo di consensus" si riferisce al modo in cui ciascuna rete blockchain, come il bitcoin o Ethereum, verifica o elabora le transazioni. Giusto?

6:06

MR: Tecnicamente non si tratta di verificare le transazioni, ma piuttosto di elaborarle. Penso che sia questo il modello mentale migliore. Dato che abbiamo un network decentralizzato senza un'autorità centrale, se ci sono due transazioni valide, ma in conflitto, dobbiamo decidere quale elaborare, perché non possiamo elaborarle entrambe. Quindi essenzialmente il processo è esternalizzato in una sorta di competizione tra persone pseudonime — chiamate "miner" nel Bitcoin, e "stakers" nelle reti proof of stake — e poi, a seconda di come si svolge la competizione, si hanno nuovi blocchi che vengono aggiunti alla blockchain, e questo particolare meccanismo è il meccanismo del consensus.

6:45

AO: Capisco. Essenzialmente parliamo di partecipanti che elaborano transazioni all'interno di una rete. E questo può essere fatto in molti modi diversi.

6:54

MR: Esatto, e alcuni, come il proof of work, per come sono fatti richiedono un elevato consumo di energia. Ci sono alcune proposte, ad esempio, di rendere il Bitcoin più efficiente sul fronte energetico, ma questo va contro il principio chiave del proof of work, dove l'idea è di consumare elettricità in modo dimostrabile: in questo modo non è possibile fingere di aver speso qualcosa e sostenuto un costo finanziario di conseguenza.

E dato che questo non è un modo molto sostenibile di raggiungere il consensus, assistiamo a innovazioni e meccanismi di consensus alternativi. E alcuni di questi risalgono anche agli anni Ottanta, quando ancora la blockchain non esisteva. Quindi direi che alla base c'è una grande mole di ricerche esistenti che vengono svolte da molti anni.

7:38

AO: Grazie, Michel. È chiaro. Essenzialmente il meccanismo di consensus si divide in due parti: una è il modo in cui la rete elabora le transazioni, e l'altra riguarda il modo in cui i partecipanti peer verificano cosa è vero e cosa non lo è. Potresti spiegare la seconda parte più nel dettaglio?

7:58

KB: Per far funzionare una rete decentralizzata come Bitcoin o Ethereum, sappiamo che non c'è un'autorità centrale che gestisce quell'ambiente. Si tratta invece di ambienti distribuiti per molteplici attori che fanno parte del processo di convalida e invio delle transazioni alla blockchain.

Per facilitare questa operazione, un modo, anche se non necessariamente preciso, è di pensare che i vari individui hanno un voto e che questo voto ha un costo. Il costo potrebbe essere rappresentato dal costo fisico dell'hardware che usano per completare un problema algoritmico, e dall'elettricità consumata da tale hardware. In alternativa, l'altro modo di considerare il costo è attraverso lo staking di criptoasset. E dunque, nel caso delle reti proof of stake, impiegare una serie di asset che hanno un costo, ovviamente legandoli alla rete stessa.

In ogni caso, che si tratti del costo fisico di hardware ed elettricità o di un costo associato all'impiego di criptoasset, entrambi hanno una funzione simile in termini di meccanismo di consenso per fornire un mezzo di modello socio-economico, per assicurarsi che sia meno costoso e più efficiente in termini di costi rispettare le regole della rete piuttosto che barare e dunque potenzialmente svalutare la natura degli stessi asset da cui dipende l'intera rete.

9:20

MR: Credo che Keith abbia ragione riguardo all'associare un costo finanziario a quell'operazione. Il motivo è che in questo modo c'è più posta in gioco e più motivazione.

Parliamo di reti come il Bitcoin che hanno decine di migliaia di nodi e non abbiamo la minima idea di cosa passi per quei nodi, se si tratti sempre delle stesse persone, quando quelle persone entrino o escano... È un'enorme accozzaglia. Possiamo immaginarlo così.

Se facessimo una semplice votazione su quale transazione elaborare e registrare, sarebbe molto semplice attaccare il sistema creando molte identità false e manipolando il voto, e così via. Solo associando un costo finanziario, che può presentarsi in molti modi diversi, ed è per questo che esistono meccanismi di consensus diversi, si fa in modo che tutti abbiano più posta in gioco. È questo che incentiva le persone a non barare, perché se lo fanno non possono recuperare il costo e venire compensate.

10:16

AO: Fantastico. Apprezzo le diverse prospettive e spiegazioni di come funziona questo processo. Dunque, abbiamo parlato dell'efficienza delle reti. Cosa si può dire sulle rinnovabili e la decarbonizzazione nelle reti blockchain?

10:31

KB: Esistono iniziative in questo senso, specialmente con la migrazione del mining di Bitcoin, ad esempio, negli Stati Uniti, come abbiamo visto. Michel ha parlato delle ultime informazioni dell'indice CBECI e vediamo che gli USA al momento sono ancora il luogo con il maggior mining di Bitcoin. E ovviamente c'è un grande focus sugli USA in termini di consumo delle energie rinnovabili nel mining di Bitcoin, di capacità di localizzare in questo senso, di usare carbonio compensato come mezzo per dimostrare, e per gli investitori che investono in società che fanno mining è importante poter dimostrare le loro credenziali in termini di uso di energia pulita o idroelettrica o di Bitcoin come mezzo per riuscire a ottenere investimenti per finanziare il mining stesso di Bitcoin. Michel, cosa vuoi aggiungere?

11:22

MR: Direi che questa è la parte interessante, abbiamo visto un aumento di interesse tra gli investitori istituzionali che hanno iniziato anche a investirvi, e questo crea una sorta di pressione ESG — punto fondamentale per questo podcast — da parte di tali investitori, il che costringe i miner a decarbonizzare attivamente l'elettricità usata per le loro operazioni.

Il motivo è che questa pressione finanziaria di tipo ESG in un certo senso crea il rischio che se il Bitcoin non venisse considerato compatibile con i comuni standard ESG, questo porterebbe a un deflusso significativo di capitale istituzionale, e di conseguenza le attrezzature per il mining — ovvero queste enormi invenzioni di milioni e milioni di macchine che appartengono a quelle società — diventerebbero in pratica rifiuti completamente inutili e inutilizzabili, perché non potranno essere usate per nessuno scopo al di là del mining di Bitcoin.

E quindi direi che questo crea per il settore una sorta di naturale incentivo finanziario a decarbonizzare attivamente.

12:30

AO: Giusto. Dunque, abbiamo parlato di criptovalute, ma cosa mi dite delle reti blockchain più in generale? E ci sono sviluppi nell'impiego di soluzioni blockchain per migliorare i dati a scopi ambientali?

12:43

KB: Sì, è una questione cruciale al momento. È interessante, credo, guardare alle varie iniziative che puntano, ad esempio, a facilitare la negoziazione di crediti per il carbonio. Un esempio è Carbon Place. È una collaborazione tra 8 banche globali: CIBC, Atau NAB, NatWest, UBS, Standard Chartered, BNP Paribas e SMBC in Giappone. Si sono riunite per creare questo mercato di negoziazione dei crediti per il carbonio su una versione privata con autorizzazione di Ethereum. Credo sarà affascinante vedere come si svilupperà questa iniziativa dalla posizione di mercato di queste banche.

E poi in parallelo abbiamo Adam Neumann, il fondatore di WeWork, che lancia la sua versione chiamata Flowcarbon con un investimento che si aggira sui 70 milioni - e come maggior investitore mi sembra A16Z - per fare qualcosa di simile e offrire infrastrutture per la negoziazione di crediti per carbonio.

Quindi stanno iniziando a svilupparsi tra le varie iniziative queste "guerre di carbonio" legate alla blockchain, per offrire ai mercati il modo più efficace, trasparente, veloce ed efficiente di regolare i crediti per il carbonio tra questi tipi di entità.

Abbiamo anche, ad esempio, la Banca dei Regolamenti Internazionali che ha svolto due progetti pilota, due PoC (proof of concept) sull'emissione di obbligazioni verdi, ovvero sulla capacità di emettere obbligazioni, di aumentare l'accesso degli investitori a queste ultime, di tracciare le credenziali fornite in termini di energia pulita come risultato dei finanziamenti provenienti dalle stesse obbligazioni, e di riuscire a ottenere un'indicazione di come è stata ridotta di conseguenza la CO2.

E l'ultimo esempio che ho menzionato è STACS, una società con sede a Singapore. L'azienda collabora con NAS, l'ente regolatore locale, per creare quella che loro chiamano "ESG-pedia", ossia un registro di tutti i progetti ESG, e per usare smart contract e un ambiente blockchain per monitorare le credenziali ESG, analizzarle e gestirle nel corso del loro ciclo di vita.

Quindi credo che ci siano molti esempi di come la tecnologia blockchain sia utilizzata per incoraggiare buona parte dell'enorme attenzione che viene rivolta attualmente alle tematiche ESG di carattere ambientale.

15:06

AO: È incredibile la velocità a cui si muove questo settore. Bene, Keith e Michel, grazie mille per l'interessante conversazione.

Questa è la prima di tre parti della nostra serie sulle considerazioni ambientali, sociali e di governance nelle reti blockchain.

In questo primo episodio abbiamo trattato la parte ambientale dell'equazione e coperto molti temi, dall'impronta ambientale delle criptovalute - compreso il consumo energetico e le emissioni di CO2 - ai diversi meccanismi di consensus, e come alcuni di essi potrebbero migliorare l'efficienza della blockchain. Abbiamo dato uno sguardo più in generale alle iniziative di decarbonizzazione nell'ecosistema, e infine a come le applicazioni della blockchain potrebbero migliorare i dati e le soluzioni ambientali.

Keith e Michel, grazie mille per questa conversazione così interessante.

15:52

KB: Grazie.

15:55

AO: A quali gruppi di persone si addicono maggiormente le soluzioni blockchain? Segui il prossimo episodio della nostra serie di podcast dove parleremo delle considerazioni sociali delle reti blockchain. Per maggiori informazioni visita etf.invesco.com.

 

Grazie mille Keith e Michel.
Abbiamo parlato di molte cose in questo episodio. Dall’impronta ambientale della blockchain (in particolare alle criptovalute e al loro consumo energetico), alle iniziative di decarbonizzazione per finire sui vantaggi che la blockchain potrebbe apportare in queste aree. Alla prossima!

Episodio #3 - Casi d'uso della blockchain al di là delle cripto

Armajit Singh, Partner e EMEIA Assurance Blockchain Leader presso EY, ci parla delle opportunità legate alla blockchain, di alcuni interessanti casi d'uso della blockchain al di là delle criptovalute, e dei 5 criteri per capire se la blockchain sia la soluzione giusta.

Trascrizione

00:13

Alex: Benvenuti nel podcast "Behind the hype". Sono Alex Olivares di Invesco e il mio ospite di oggi è Amarjit Sing di EY. Parleremo dei casi d'uso della blockchain al di fuori delle criptovalute.

00:34

Amarjit Singh è partner presso EY, dove è responsabile delle pratiche di certificazione blockchain nella regione EMEA e in India. Segue alcuni dei maggiori clienti di servizi finanziari della società e conduce alcune delle iniziative di diversità e inclusione dell'azienda.

 

Buongiorno Amarjit, benvenuto nel podcast. È un piacere averla qui. Come sta?

00:54

Amarjit: Bene, grazie Alex, sono felice di essere qui con voi.

00:58

Alex:Bene!Prima di entrare nel cuore della questione, ovvero la blockchain e i casi d’uso diversi dalle criptovalute, potremmo iniziare con una domanda che amo fare a tutti gli ospiti del podcast: cos’è la blockchain? Come la definisce?

01:14

Amarjit: È una domanda difficile. Io vedo la blockchain come un modo per raggruppare efficacemente le transazioni in un blocco usando la crittografia, per poi verificare il blocco, e unire vari blocchi per formare una lunga catena. La crittografia permette di verificare ogni blocco con facilità, ma è molto difficile calcolare l’hash. Quindi questo comporta una notevole immutabilità e la possibilità di provare che un evento si è verificato.

01:58

Alex: Interessante. Dunque, parlando di blockchain, molti titoli si focalizzano sul lato “cripto” della questione, e in questo campo c’è un gran flusso di notizie. Ma qual è l’effettivo potenziale di opportunità per la blockchain, specialmente se la guardiamo nel suo complesso? È davvero la straordinaria tecnologia trasformativa di cui molti parlano? O è qualcos’altro? Quanto è grande rispetto ad alcune altre realtà di cui si sente parlare oggi, come ”internet delle cose”, big data e IA, e come porsi rispetto a questa opportunità?

02:33

Amarjit: Alex, io considererei la questione in 2 modi. Da un lato, si può confrontare la blockchain a internet e alla curva di sviluppo di internet, a come esso si è evoluto dalle origini fino allo stato attuale; e credo che sempre più società stiano pubblicando approfondimenti e studi in cui confrontano la sua crescita con quella della blockchain. Dall’altro, possiamo guardare alla crescita di internet e, più di recente, del cloud computing. Quando si mappa questa crescita, Alex, si iniziano a vedere molte somiglianze, compresa la fase di disillusione che effettivamente ha attraversato. Ha presente quando la tecnologia avanza, e poi c’è una pausa, prima di passare alla fase successiva? Quindi personalmente credo che all’inizio possiamo capire solo una piccola parte di ciò che questa tecnologia può fare per noi.

03:33

Alex: A proposito, dove ci collocherebbe in questo ciclo?

03:38

Amarjit: È interessante, soprattutto guardando a quanto è accaduto di recente. So che in questa conversazione non ci stiamo concentrando sulle criptovalute, e in ogni caso può essere difficile separare il tema delle cripto da quello della blockchain, ma credo che oggi sempre più organizzazioni stiano iniziando a riconoscere e capire cosa può fare per loro la blockchain. Questo porta a dei vantaggi in termini di cosa dovrebbero o possono fare quando considerano la blockchain una tecnologia a sé.

04:13

Alex: Interessante, grazie di averci spiegato a che punto del ciclo siamo secondo lei. È una tecnologia affascinante e molti sono estremamente interessati alle sue applicazioni. I più cinici forse diranno che la gente si è lasciata prendere. Si tratta solo di un nuovo martello alla ricerca di un sacco di chiodi da piantare? O come dovremmo usare la tecnologia blockchain?

04:38

Amarjit: È davvero un’ottima domanda, Alex. Potrebbe sembrarle strano, ma nonostante io sia un team leader nel settore blockchain sono anche scettico, e credo sia importante presentare alle aziende i casi d’uso e assicurarsi che, come diceva lei, prendano in considerazione la blockchain non solo perché è il tema caldo del momento, ma perché può effettivamente risolvere i loro problemi.

Per questo dobbiamo utilizzare cinque indicatori per individuare in quali casi la blockchain può essere appropriata per affrontare un determinato bisogno o un determinato problema, e in quali casi invece si tratta solo di un martello in cerca di chiodi. Il primo criterio è che le blockchain in genere sono più adatte ai contesti dove c’è una collaborazione tra più parti. Quindi guardiamo a un ecosistema dove varie parti condividono dati o proprietà, o collaborano a un processo; in questo caso, considerare in che modo condividere questi dati all'interno di una rete distribuita ha senso.

Il secondo criterio di cui teniamo conto è: è davvero necessaria una piattaforma attendibile? Se il lavoro è interno all’organizzazione, allora è necessaria una piattaforma attendibile, ma se si lavora da esterni rispetto a un’organizzazione, è necessaria la fiducia tra i partecipanti? Sono necessari diversi punti di verifica? Se la risposta è sì, le blockchain sono utili perché possono ridurre l’esigenza di riconciliazione. Offrono una versione della verità che tutti condividono e capiscono, e che si mantiene costante tra le parti coinvolte.

Il terzo criterio è il seguente: c’è davvero bisogno di un registro immutabile delle transazioni, dei dati o degli accordi? Vede, Alex, possono esserci situazioni in cui questo non è utile, ad esempio nel caso del GDPR e del diritto all’oblio. In altre parole, se c’è un processo che richiede la cancellazione dei dati, la blockchain potrebbe non essere adatta. Dobbiamo considerare questo tipo di variabili.

Il quarto punto su cui riflettere è considerare la blockchain come il digital twin di un asset o in termini di tokenizzazione, e l’esigenza di eseguire processi logici tra le parti. Con gli smart contract è possibile creare, e con la tokenizzazione automatizzare, questi processi logici. Questo ci è utile? Ne abbiamo bisogno, o forse ciò che ci serve è semplicemente conservare dati condivisi con i partecipanti in modo affidabile? In quest’ultimo caso, potrebbe essere più adatto un altro tipo di tecnologia, giusto?

Infine, il quinto punto è: abbiamo davvero bisogno di un registro trasparente di quello che succede? L’immutabilità, il consensus della blockchain dà ai partecipanti visibilità, sebbene in alcuni casi questa visibilità possa essere ristretta a determinati partecipanti autorizzati - penso ad esempio alla tecnologia open source Nightfall, a cui chiunque può dare un'occhiata; ma se ci sono processi di dati che dovrebbero restare strettamente confidenziali e accessibili da un solo partecipante, forse è il caso di chiedersi se la blockchain sia la soluzione giusta o se sia meglio guardare ad altre tecnologie.

08:13

Alex: Molto interessante. Sta dicendo che lei e i suoi colleghi in EY avete questo framework che permette di determinare se la blockchain sia la soluzione giusta, e che la tecnologia blockchain non dovrebbe essere applicata in modo indiscriminato nei casi in cui potrebbe essere più vantaggioso usare una soluzione più semplice, come un database proprietario, giusto per fare un esempio.

08:32

Amarjit: Esatto, proprio così.

08:36

Alex: Ed è interessante che la questione ruoti intorno al numero di persone nell’ecosistema, se queste siano interne o esterne, all’esigenza di verifica, all’immutabilità del registro, all’accesso a questo tipo di informazioni, e se ci sia un elemento programmabile di altre transazioni che si vuole realizzare. Tutte queste sono considerazioni cruciali, giusto?

08:56

Amarjit: Sì, decisamente. 

08:59

Alex: Detto ciò, trovo che questo sia uno degli aspetti più straordinari dell’averla qui come ospite, considerando il suo lavoro di consulenza e la quantità di aziende e organizzazioni con cui lei lavora. Magari può approfondire un po’ l’argomento per i nostri ascoltatori e portare alcuni esempi in cui la blockchain è stata usata in un contesto non cripto, ad esempio nel settore dei servizi finanziari. Ci spiega alcuni di questi casi d’uso?

09:27

Amarjit: Dunque, Alex, questa è la mia opinione personale. Non si tratta di “se”, ma di “quando” rivaluteremo e aggiorneremo le fondamenta della nostra infrastruttura dei mercati finanziari, e il motivo per cui dico questo è che quando guardiamo alla blockchain come tecnologia, e guardiamo a vari aspetti - ad esempio, alle diverse parti coinvolte e alle liquidazioni - il fatto è che è possibile avere un regolamento immediato, a differenza della consegna contro pagamento (DVP) che al momento richiede due giorni, dove si può avere rischio di liquidazione tra le parti e il denaro è bloccato e non è nel tesoro. In alcuni casi, esistono grandi hub di riconciliazione; tutte queste parti intervengono per assicurarsi che le negoziazioni siano avvenute, che le liquidazioni abbiano avuto luogo, e che la controparte sia effettivamente quella che dice di essere.

E dunque quando penso a come la tecnologia blockchain può contribuire a migliorare l’infrastruttura dei servizi finanziari, credo non ci sia dubbio che ci sarà un impatto significativo a livello di infrastruttura dei mercati su aspetti come la liquidazione delle negoziazioni e la custodia, grazie ai vantaggi che si estenderanno alle funzioni di rischio, tesoro, ecc. nelle organizzazioni di servizi finanziari.

11:00

D’altro canto, Alex, mi viene in mente un’analogia, anche se forse dovrei farne una diversa perché probabilmente oggi molti non si ricordano cos’è un fax. In ogni caso, credo sia un problema di network effect; in altre parole, quando c’è bisogno di un gran numero di persone per ottenere un certo beneficio; ad esempio, mettiamo che lei abbia appena inventato il fax e che esista una macchina sola. Non è molto utile, no? E come fa allora a creare questo network effect?

La seconda sfida che si pone è: visto il gran numero di proof of concept e di persone che esplorano quest’area, come si fa a scegliere? In quale paniere è meglio mettere le uova? E ha senso farlo? Perché è un esercizio costoso aggiornare i propri sistemi per collegarsi a queste piattaforme di liquidazione esterne. E allora come scegliere? Quale scegliere? E come si fa a sapere di aver scelto quella giusta?

Quindi credo che ci sia ancora molto da scoprire, e trovo che questi proof of concept siano essenziali perché fanno emergere ed evidenziano le potenziali sfide nell’ecosistema end to end. Ma penso anche che, fino a che non arriviamo a questo punto, sia comprensibile la reticenza delle società a lanciarsi; d’altra parte, se non si prova a testare le acque con un proof of concept, si avranno difficoltà quando o se il mercato si muove, perché non si hanno il know how e l’esperienza per progredire. Tanto è vero che ci sono casi d’uso positivi nello spazio dei servizi finanziari. E sono casi molto importanti. Bisogna avere il giusto tempismo e network effect.

12:52

Alex: Facendo riferimento a quello che ha detto sul network effect e sul gravitare intorno a un solo tipo di tecnologia, come si raggiunge questo risultato a livello di settore? O in senso più ampio, l’iniziativa dovrebbe partire dal governo e dagli enti regolatori, o dalle aziende private con alcuni attori di alto livello che agiscano da promotori finché tutti non iniziano ad adottare la stessa tecnologia?

13:27

Amarjit: Credo che stiamo assistendo a un insieme delle due cose, Alex. Alcune delle grandi istituzioni - anche se forse questo è il termine sbagliato da usare, forse direi piuttosto alcune delle grandi organizzazioni cross-settoriali -

13:40 ovvero le organizzazioni di settore no profit che gestiscono le liquidazioni, le negoziazioni, eccetera, e che fanno tutte proof of concept, iniziano a guardare al fenomeno con interesse, e a chiedersi: come fare per convincere le banche, i depositari o i gestori di asset a prendere in considerazione questa tecnologia e a esplorare il funzionamento di queste infrastrutture di liquidazione? E a capire come potrebbero integrarsi con le singole aziende per far funzionare questo sistema? Quindi, tornando alla sua domanda, le società dovrebbero assicurarsi di essere in contatto con molti di questi consorzi di settore che già esistono tra i vari subsettori dei servizi finanziari.

14:30

Alex: Esatto! È un’ottima panoramica sui servizi finanziari e i casi d’uso, e su cosa possono fare le società di servizi finanziari per restare al passo con gli ultimi rapidi sviluppi. Per i nostri investitori che ci ascoltano, è evidente quanto questo cambiamento potrebbe essere monumentale, perché si tratta dell’infrastruttura, dei cavi e delle tubature dei servizi finanziari.

Al di là dei servizi finanziari, le società come vedono la tecnologia blockchain e quali sono i casi d’uso?

14:57

Amarjit: È una domanda molto interessante, perché ci sono dei casi d’uso davvero molto interessanti in settori diversi da quelli dei servizi finanziari. Abbiamo collaborato con alcuni governi in termini di finanza pubblica, e la nostra soluzione per la finanza pubblica ha aiutato alcuni governi a tracciare il budget e il suo utilizzo, per vedere ad esempio per quale veicolo o ambulanza veniva impiegato. Abbiamo lavorato anche sul piano della tracciabilità, utilizzando le blockchain per tracciare vari aspetti, dal vino alle scorte di sangue umano.

15:39

In questo senso, aiutiamo a tracciare la provenienza, gli spostamenti, eccetera. Si tratta sempre di fornire affidabilità, no? L’immutabilità della blockchain fornisce alle persone dati affidabili in termini di provenienza e passaggi intermedi dell’oggetto in questione, che si tratti di cibo, scorte di sangue o altro,

16:02

ad esempio nel contesto delle donazioni. Abbiamo lavorato anche con aziende che usano la blockchain per approcci di tipo ESG per provare la provenienza dei materiali; ad esempio, in termini di filiera produttiva, per mostrare dove è stato prodotto o che percorso ha fatto un determinato capo di abbigliamento.

Di recente, ho visto che una maglietta che ho comprato a Natale aveva un codice QR scansionabile che dava accesso a una blockchain per provare che il capo era autentico, e non contraffatto.

Dunque ci sono moltissimi casi d’uso dal lato della tracciabilità. Quanto a usare la blockchain per provare dove è stato un oggetto, se ci sono molteplici parti coinvolte c’è bisogno di una piattaforma attendibile. C’è bisogno di immutabilità dei dati, di tracciabilità e di un registro trasparente. La blockchain offre tutti questi aspetti nonché una panoramica di dove è stato un oggetto e come è arrivato al consumatore finale. Perciò ci sono davvero tante applicazioni al di fuori dei servizi finanziari, il che è molto interessante.

17:29

Alex: Sì, sarà interessante vedere la creatività con cui le aziende impiegano questa tecnologia, perché, come diceva lei, è una questione di tracciabilità e gestione della filiera produttiva, e ci sono sicuramente moltissime società che si danno da fare in quest’ambito.

17:43

Amarjit: Sì, credo che quella che ho visto qualche giorno fa fosse una società automotive, io non farò nomi per sicurezza ma puoi andare a cercare la notizia. Non ricordo se fosse una società europea, ma ha emesso un NFT (non-fungible token) associato a ogni auto, in modo che l’NFT conservasse tutti i dati dell’auto.

18:03

Alex: L’ho visto anch’io.

18:05

Amarjit: È un caso d’uso che ha senso, no? Ha senso ed è utile, permette di tracciare e avere uno storico delle revisioni, del chilometraggio e di altre informazioni importanti. E se poi l’auto viene venduta, grazie ai dati l’acquirente può avere la certezza della provenienza.

18:28

Alex: Ha menzionato questo aspetto quando ha fatto riferimento ai criteri ESG. Nell’esempio della maglietta, è facile capire che può fornire informazioni ai consumatori sulla provenienza del capo, sulle sue caratteristiche e sulle modalità di produzione, sono dati di cui i consumatori possono fidarsi. Ma ci sono altre sfumature da considerare quando parliamo di blockchain in ambito ESG? O magari vuole evidenziare alcune domande o alcuni punti su cui possiamo riflettere, visto che il quadro in questo ambito è piuttosto complesso?

19:01

Amarjit: Sì, come diceva lei, Alex, vale la pena riflettere su alcuni punti, e sono sicuro che chi ci ascolta avrà letto le notizie ultimamente.  Il Cambridge Centre for Alternative Finance è stato anche ospite di questo podcast in passato. E ci sono varie sfide rispetto all’uso della blockchain nel settore energetico,

in particolare per alcuni tipi di criptovalute. Questo potrebbe cambiare mano a mano che alcune blockchain passano a un meccanismo di proof of stake. In effetti, molte delle blockchain con cui lavoriamo tendono a essere basate su Ethereum per i motivi di tracciabilità di cui parlavamo prima, e ora Ethereum come annunciato sta cercando di ottenere un meccanismo proof of stake meno dipendente dall'elettricità. Stiamo lavorando anche con alcuni strati intermedi, come Polygon.

Ma il motivo per cui credo che la conversazione abbia molte sfumature è che, se torniamo al punto che stavamo considerando prima, ovvero le società di servizi finanziari, il loro ruolo nell’infrastruttura finanziaria e il vantaggio potenziale della blockchain, sappiamo che queste società di servizi finanziari hanno enormi hub di riconciliazione in tutto il mondo. Se decidiamo di adottare la blockchain, questi hub non sono più necessari, e sono hub che usano quantità ingenti di energia. Credo sia importante riflettere anche sull’aspetto end to end, e chiederci: se qui introduciamo la blockchain, cosa succederà più a valle nella catena del valore? Parlo di risparmio di elettricità, di energia, eccetera, tutte cose positive dal lato ambientale. Ma prima che ci entusiasmiamo troppo, come qualcuno mi ha fatto notare,

20:57

se guardiamo invece al lato sociale dell’equazione, cosa ne sarà delle persone che lavorano in questi hub? È una conversazione con molte sfumature. Saranno ricollocate in altre attività che apportano valore, il che sarebbe una buona cosa? E come? Per questo penso che non sia una domanda facile, lo è solo in apparenza. Non è mai tutto nero o tutto bianco - nulla è così semplice.

21:41

Allo stesso tempo, guardando ancora una volta all’aspetto della tracciabilità nei casi d’uso, vedo molti elementi positivi dal punto di vista sociale. Come ottenere questi benefici dal punto di vista sociale? 

Oggi il settore del carbon trading è in fermento, la blockchain viene utilizzata per registrare il numero di alberi di una foresta e il percorso che fanno per diventare tavoli, eccetera. Ci sono molti fattori in gioco, il che ancora una volta rende la conversazione ricca di sfumature.

Se poi guardiamo al fattore governance, è interessante parlare di DAO, ovvero organizzazioni autonome decentralizzate. Le DAO stanno mettendo in discussione l’idea di governance; al momento stanno accettando davvero chiunque. Stanno mettendo in discussione le strutture di governance tradizionali. Ora, sono stati scritti articoli su questo fenomeno e vengono chiamate “illusioni decentralizzate”. Sono davvero decentralizzate? E penso che in parte dipenda dal fatto che siamo ancora agli inizi per quanto riguarda questo spazio. Ma d’altra parte, l’idea di consentire la partecipazione della comunità e dei suoi utenti è interessante.

23:00

Sempre in questo spazio, ci sono state pressioni da parte degli enti regolatori in termini di proxy voting e non solo, per assicurarsi che gli investitori votino, e come coinvolgere gli investitori retail in queste questioni virtuose? Se si pensa in questi termini, ci sono varie cose interessanti su cui riflettere a livello di governance.

23:19

Alex: Esatto, ci sono risvolti positivi e anche alcune domande filosofiche da considerare.

23:24

Amarjit: Esatto.

23:25

Alex: Ottimo. Abbiamo parlato di molte cose, risposto a molte domande e affrontato vari temi in un breve lasso di tempo, Amarjit. Grazie mille per essere stato nostro ospite oggi. La prospettiva che ha portato da EY è molto interessante perché guarda oltre il puro lato finanziario della questione, oltre alle criptovalute, al brokerage e a quella parte di ecosistema. È stata una conversazione davvero affascinante e sono certo che gli investitori ora avranno qualche informazione in più sui casi d’uso concreti al di là dell’ambito cripto. Quindi grazie ancora di essere stato con noi, è stato un vero piacere.

23:59

Amarjit: Piacere mio, Alex. Grazie ancora dell’invito.

24:02
Alex: Per maggiori informazioni sulla blockchain e sugli asset digitali più in generale, è possibile visitare etf.invesco.com.

Episodio #2 - Società quotate che utilizzano la blockchain

In questo secondo episodio, incontriamo l'esperto di asset digitali Alex Schmidt di CoinShares. Alex condivide le sue opinioni sulle società quotate in borsa che utilizzano la blockchain, nonché sul sistema blockchain dal punto di vista del consumo energetico e della governance.

Trascrizione

00:10

Invesco: Benvenuti al podcast Behind the Hype. Sono Alex Olivares del team Invesco EMEA Marketing, e oggi sono qui con Alex Schmidt di CoinShares.

00:23

Invesco: Buongiorno, ringrazio tutti di essere qui e do il benvenuto a Alex Schmidt di CoinShares, che oggi è venuto a trovarci per parlare delle società quotate che hanno esposizione alla blockchain. Benvenuto, vuole parlarci un po' di lei?

00:37

Alex Schmidt - CoinShares: Sì, buongiorno e grazie dell'invito. È un piacere essere qui. Dunque, attualmente lavoro a CoinShares UK nel team Equity Index che si occupa di gestire l'indice delle società con esposizione alle tecnologie blockchain e alle criptovalute. Il mio background è nella finanza, dal 2013 ho lavorato nella City ricoprendo vari settori, dai servizi pubblici e le attività minerarie alla tecnologia, e credo che questo abbia reso il mio profilo adatto a entrare in Elwood, che è stata acquisita da CoinShares a luglio di quest'anno.

01:22

Invesco: Fantastico, grazie ancora di essere qui con noi oggi e partiamo subito con le domande.

01:27

Schmidt: Va bene.

01:27

Invesco: Quali sono le tendenze di mercato per le società quotate in borsa che hanno esposizione alla blockchain?

01:32

Schmidt: Abbiamo visto molti esempi di questo fenomeno. Ad esempio, quando sono entrato in Elwood nel settembre 2019, ovvero due anni fa, avevamo pochissime società in cui investire in termini di pure player in questo spazio. C'erano pochissime borse, pochissimi miner e un gran numero di società con una qualche attività di cripto e blockchain.

Penso ad esempio a Monex in Giappone. Lì hanno una grande piattaforma di scambio di criptovalute, ma ovviamente non possono essere considerati pure player perché hanno un broker Forex in Giappone e anche quella è un'attività molto sviluppata.

Tuttavia, guardando al 2020 e soprattutto all'inizio di quest'anno, vediamo un gran numero di società quotate nella categoria pure player, e il motivo di questo, anzi, i motivi, sono due:

da un lato le società cercano capitali d'investimento per la crescita. Questo interessa i miner, che sono affamati di capitale;

dall'altro, c'è un appetito crescente per la blockchain, specialmente perché ci sono ancora molti investitori che non possono investire in criptovalute in prima persona, perciò devono passare per il mercato azionario attraverso questi strumenti, , e sì, questo fenomeno ha incoraggiato una notevole crescita in questo settore.

03:30

Invesco: Questo è molto interessante, e so che di recente lei ha condotto uno studio sulle società quotate che hanno un'esposizione pura alle criptovalute. Può spiegarci cosa significa?

03:40

Schmidt: Certo, si tratta di società il cui core business è legato alle criptovalute o alle tecnologie blockchain. Le abbiamo suddivise in quattro categorie nel report e, se posso, vorrei addentrarmi un po' nel dettaglio di ciascuna.

La prima è quella dei miner di criptovalute, ovvero probabilmente il tipo di società pure player più ovvio. Sono stati tra i primi a entrare nel mercato. Praticamente acquistano hardware, li piazzano in container e iniziano a fare mining e trarre profitti.

Poi ci sono le società di servizi finanziari che si dividono in due gruppi. Usando termini un po’ generici, possiamo suddividerle in società di servizi finanziari e società di consulenza. Pensiamo ad aziende come Silvergate, Galaxy... queste società forniscono servizi equivalenti all'investment banking alle aziende, comprese alcune di queste società blockchain, ma anche ad altri che lavorano sempre nell'ambito delle criptovalute.

Poi ci sono le borse, che sono un altro chiaro esempio. È probabile che gente come me o come lei le utilizzi per acquistare e vendere criptovalute.

Poi ci sono le società di hardware, ovvero quelle che producono  apparecchiature di mining. Al momento possiamo individuare solo un paio di società in questo spazio, ovvero Canaan, Ebang e le due più grandi, Bitmain e MicroBT, che producono la maggior parte delle apparecchiature. Sono ancora società private. Quanto a Bitmain, se non sbaglio qualche anno fa avevo compilato un prospetto di quotazione ma non a Hong Kong. Però non si è mai concretizzato.All'inizio i player erano i miner e le società d servizi finanziari, mentre ora le borse rappresentano il terzo gruppo per numero di società. E dopo tutto, l'hardware è ancora uno spazio piuttosto piccolo.

06:05

Invesco: Esatto, e ha qui nominato molte delle funzioni. Esistono settori più ampi che offrono esposizione alle criptovalute, e come sono distribuite geograficamente tali società?

06:18

Schmidt: Intende più ampi a livello delle società che ho nominato all'inizio, che hanno anche altri tipi di esposizione?

06:29

Invesco: Esatto, ce ne parla più in dettaglio?

06:31

Schmidt: Va bene.

06:32

Invesco: Anche andando oltre la tecnologia e i servizi finanziari in senso stretto.

06:35

Schmidt: Direi che la maggior parte appartiene alla categoria dei servizi finanziari, se prendiamo in considerazione i GICS, i prodotti finanziari e la tecnologia, come la maggior parte di queste società.

Ci sono anche società nel settore dei media. Ne abbiamo alcune in Corea del Sud, come Naver, che è una sorta di versione sudcoreana di Google. Quindi ancora una volta si tratta di tecnologia, anche se loro sono più orientati sui media e hanno anche partecipazioni qui e lì in borsa, perciò possiamo vedere che anche questo è piuttosto attinente. Ma nel complesso credo che sia difficile trovare qualcosa al di fuori di questi due o tre esempi.

07:31

In termini di società quotate, al momento si concentrano nel Nord America. Gli USA rappresentano circa il 44% e il Canada circa il 24% delle società quotate. Poi c'è l'Europa,  dove Svezia e Germania contano all'incirca il 9% ciascuna e il Regno Unito rappresenta il 7%. Ci sono anche alcune società pure player quotate a Hong Kong.

Non ho nominato la Cina perché molte di queste azioni non sono accessibili alla gran parte degli investitori. Il problema con le A-Share è che è difficile avere una visione precisa. In generale comunque, in termini di market cap dominano  gli USA. Oltre l'80% delle società si trova lì..

08:24

Invesco: Bene. Potrebbe ora parlarci delle tempistiche con cui queste aziende diventano si quotano?

08:32

Schmidt: Certo, beh, a inizio anno la situazione era molto più favorevole rispetto ad ora; in ogni caso, in termini di tempistiche, vorrei citare il rally che abbiamo visto nell'ultimo trimestre dell'anno scorso e nel primo trimestre di quest'anno, dove, in termini di prezzi delle criptovalute, il Bitcoin e l'Ethereum hanno recuperato molto. Molte di queste aziende arrivano sul mercato subito dopo che si verificano questi eventi, e a questo proposito nel nostro report abbiamo un grafico che dimostra che c'è una forte correlazione.

Era successa la stessa cosa nel 2018 dopo il forte rally del 2017, e inoltre vediamo che molte società affamate di capitale fanno ricorso a questo mercato, è un dato molto interessante. Ad esempio, il NASDAQ offre alle società un processo semplice per richiedere in anticipo la quotazione dei propri titoli in borsa, così possono iniziare per tempo in base alle proprie esigenze. Il fenomeno chiamato "ATM financing" è estremamente utile per queste società. Moltissime società approfittano del fatto che il mercato offre grossi premi e che ci sono valutazioni molto alte, specialmente a inizio anno. Quindi scelgono proprio quel momento per quotarsi.

Infine, a inizio anno abbiamo visto molte SPAC che cercavano dei target, un altro fenomeno molto diffuso diffuso. Questo è sicuramente un dato frequente, ma si vedono sempre nuove società che arrivano sul mercato.

10:33

Invesco: D'accordo, potrebbe darci qualche dettaglio in più su questo punto? Ci ha parlato dei vari tipi di società: che dimensioni hanno generalmente, e sono in attivo o in perdita? E com'è l'appetito degli investitori per questo tipo di azioni?

10:47

Schmidt: Molte di queste società hanno bilanci in attivo. Tornando alla suddivisione nelle categorie che ho citato prima, i miner ottengono sicuramente guadagni, perché è nella natura delle loro operazioniE lo stesso vale per le società nell’ambito dei servizi finanziari. Queste società, che sono arrivate sul mercato, sono piuttosto affermate, da un certo punto di vista sarebbe difficile fare l'IPO di una società in questo settore senza un bilancio attivo, semplicemente perché gli investitori sarebbero estremamente scettici. Anche le borse registrano buoni profitti, in generale.

In ogni caso, ci sono anche società che si trovano ancora in fase di progetto e arrivano nel mercato quando il loro prodotto principale non è ancora stato lanciato ed è in attesa di regolamentazione. Queste potrebbero non avere profitti consistenti.

In termini di redditività, il quadro è misto. Molte società sono in negativo. Credo che al momento siano prevalentemente in perdita. E posso fare un parallelo con l'inizio del mio impiego in Elwood, quando ad esempio i miner erano tutti in perdita perché è un settore estremamente affamato di capitali, e i prezzi non erano molto buoni all'epoca.

E guardiamo invece come stanno i miner oggi. Anche se oggi la gente potrebbe considerare s a 45.000 USD, queste società sono piuttosto sane in termini di redditività perché i loro costi non sono saliti molto. Anzi, al momento trovano elettricità disponibile a basso prezzo nel Nord America. Così, possono trarre buoni profitti in quel settore. Quanto alle borse, hanno registrato ottimi risultati

13:00

sia nel rally delle criptovalute nell'ultimo trimestre del 2020/primo trimestre del 2021, sia in fase di flessione, perché non dipendono dai prezzi, giocano sui grandi volumi. Perciò registrano guadagni quando c'è molta attività di trading e beneficiano dei delta consistenti e di una volatilità di mercato maggiore.

13:29

Perciò sì, sono principalmente società in perdita. Credo che il 2021 porterà miglioramenti per queste società e un altro punto è che la difficoltà non è aumentata, perché come sappiamo ci sono molti ordini arretrati da smaltire nel settore dei semiconduttori, e poi c'è il discorso della Cina che ha vietato il mining di criptovalute nel Paese.

Di conseguenza, quando le condizioni per il mining sono così favorevoli, ci si aspetta l'ingresso di molta gente nel mercato e un aumento della difficoltà, ma non è stato così. C'è stata una leggera ripresa negli ultimi due mesi ma la situazione non è migliorata così tanto come ci si potrebbe aspettare.

In termini di volume della market cap, le società generalmente vanno da small a mid-cap. Ci sono molte aziende nella regione delle poche centinaia, ma anche società con market cap di cinque o sei milioni di dollari. E l'organico è generalmente sotto i 100 dipendenti, anche se questo aspetto può variare molto. I miner sono società che hanno un piccolo team di gestione e poi un paio di aziende che supervisionano le strutture e le operazioni, ma non c'è tanto personale perché questo aspetto è molto automatizzato.

Nelle borse e nei servizi finanziari l'organico è un po' più numeroso perché servono sviluppatori ad aggiungere funzionalità e curare la manutenzione delle piattaforme.

E nell'hardware i team sono più grandi perché è necessaria una grande quantità di R&S e un certo livello di produzione.

Non ho risposto all'ultimo punto sull'appetito degli investitori per le azioni. Come ho detto in precedenza, molti stanno cercando di entrare nel mercato delle criptovalute ma ad alcuni di loro non è consentito. E all'inizio dell'anno abbiamo visto che tra le quotazioni c'erano tantissime quotazioni secondarie e sorprendentemente hanno registrato un’altissima sottoscrizione, perciò c'è un notevole appetito per le nuove società entranti, anche se sono prive di valutazioni.

16:15

Invesco: Questi dati sull'appetito degli investitori sono molto interessanti. Potrebbe dirci di più sul perché gli investitori potrebbero voler puntare sulle azioni invece di investire in prima persona in criptovalute? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle azioni?

16:29

Schmidt: Certo, inizio con i vantaggi: il primo èperché possono farlo. Ci sono così tante restrizioni, e questi strumenti sono un veicolo che dà la possibilità di emulare la performance che si potrebbe ottenere con il Bitcoin o con altre criptovalute.

Gli altri vantaggi sono che normalmente queste attività azionarie sono regolamentate e sottoposte ad audit, in altre parole sappiamo che i numeri che presentano sono affidabili, e in generale sono aziende più solide. Questo è quello che ci si può aspettare.

Inoltre, offrono l'accesso a team di gestione ed è possibile verificare se questi team siano competenti o meno. Si può decidere se investire o meno nelle società, e credo che ci sia molta trasparenza in questo processo.

Infine, è un modo di acquisire criptovalute a un prezzo inferiore, specialmente se si considera il mining, perché se un Bitcoin costa 45.000 dollari e un'attività di mining estrae un Bitcoin al costo di 7.000 o 8.000 dollari, significa che puoi acquistare indirettamente con un forte sconto.

17:55

Ovviamente queste stesse società si negoziano con notevoli premi di valutazione, ma questa è una delle ragioni per cui investire in queste società.

In termini di svantaggi, una delle cose che posso dire riguardo a queste società che fungono da intermediari è: perché aggiungere uno strato quando è possibile accedere direttamente? E se si desidera aggiungere al proprio portafoglio un'esposizione alle criptovalute, si potrebbe non ottenere esattamente la stessa performance rispetto alla criptovaluta di riferimento. Perciò in questo senso possono esserci delle turbolenze.

E come ho già detto, questo settore ha valutazioni assurde. A volte la gente è così. Bisogna essere molto cauti quando si investe in questo spazio.

18:52

Invesco: Una buona parte della nostra conversazione è stata incentrata sulle società che hanno un'esposizione alle criptovalute, ma cosa mi dice delle altre società che hanno un'esposizione alle tecnologie blockchain più ampie?

19:05

Schmidt: Se parliamo di società che non hanno esposizione alle criptovalute ma a tecnologie blockchain più ampie, direi che: A) sono rare, non se ne trovano molte nei mercati, e B) è una scommessa Bisogna capire a fondo cosa fanno. Bisogna indagare. E dialogare molto con queste aziende.

Abbiamo parlato con alcune società che stavano facendo cose molto interessanti a livello di proxy voting e usavano la blockchain per strutturare i registri e per permettere alla gente di votare online, l'idea è decollata ed è diventata un'attività molto interessante. Ma in giro non ci sono molti casi come questo.

Vorrei parlare anche delle società che non sono pure player, perché un vantaggio di investire in queste aziende è che si ha un'intera attività parallela per supportare l'intera operazione. Ma il maggiore svantaggio è che si potrebbe non ottenere l'esposizione desiderata, e si potrebbe finire per ottenere solo tanto rumore. Mettiamo che ad esempio il Bitcoin salga del 50%; la società, che è più o meno diluita, potrebbe salire solo del 10-15%.

20:36

Invesco: Grazie della risposta. Cambiando leggermente argomento, il consumo energetico è stato un tema caldo nello specifico per le criptovalute, ma potremmo forse dire per la blockchain in senso più ampio. In un episodio precedente del podcast abbiamo parlato con dei colleghi a Cambridge che ci hanno aiutato a fare un po' di chiarezza sul consumo energetico della blockchain. Qual è la sua prospettiva su questo particolare tema?

21:05

Schmidt: Noi parliamo molto con i miner di criptovalute. Credo che abbiamo parlato con tutte le società quotate qui e alche con altri investitori. Quindi cosa sta succedendo? Che stiamo vedendo alcune cose: prima di tutto, i miner stanno cercando fonti di energia più green. Ad esempio, ci sono molti miner in Quebec che sfruttano la grande potenza idroelettrica della regione, altri si trovano in Islanda e Svezia e usano l'energia idro-geotermica.

Alcuni di loro si rivolgono alle quantità in eccesso di cattura del carbonio e gas bruciato, e altre fonti che non sono green al 100%, ma comunque meglio del carbone puro o del gas puro.

Assistiamo anche a mining pool basati su energia pulita, dove i miner uniscono le forze per rafforzare il proprio profilo ESG. E se un miner appartiene a quel pool, questo potrebbe significare che userà fonti di energia più pulite.

Parlando di consumo energetico in sé, c'è un dibattito in corso tra energia base load e peak load. Se i miner usano solo energia peak load possiamo vedere che hanno un impatto più pesante sul sistema e possiamo immaginare che stiano per prima cosa

23:01

prendendo il posto di qualcun altro che avrebbe potuto usufruire di quell'energia, e in secondo luogo il peak load è un'energia meno rispettosa dell'ambiente. Questo è il dibattito in corso.

D'altro canto, si potrebbe dire che queste società stanno contribuendo a rendere possibili i progetti; pensiamo ad esempio alle fonti intermittenti di energia,

come una turbina eolica che produce una grande quantità di energia alle 3 di mattina. Se c'è un miner disposto a prendere quell'energia a un prezzo più conveniente, significa che A) il miner può trovare una fonte di energia a basso costo, e B) l'operatore della turbina eolica può trarre un profitto in un orario in cui normalmente non avrebbe avuto guadagni. In questo modo i miner possono riempire eventuali bolle e aiutare gli operatori ad aumentare i propri profitti nell'ambito di quei progetti.

Infine, ci sono miner che compensano l'impronta di carbonio con carbon credit e iniziative simili. Ora, c'è sicuramente chi la considererà un'ottima cosa mentre altri diranno che non è la soluzione giusta, ma ciò che è certo è che quei miner stanno cercando di ridurre la propria impronta di carbonio.

24:25

Invesco: Questo punto è molto interessante e aggiunge nuove prospettive alla conversazione, perché a volte i titoli di giornale possono confondere.

24:32

Schmidt: Assolutamente. Credo che a volte alla gente piaccia buttarsi nei titoli di prima pagina, vediamo ad esempio quello che è successo con Elon Musk, e credere ciecamente a quello che legge, ma sappiamo che le cose non sono mai tutte bianche o tutte nere. Ci sono sempre molti elementi di contesto da considerare. Questa è una cosa che noi facciamo.

24:53

Invesco: Certo, e parlando di questo, forse possiamo approfondire il tema della governance per le società che usano la blockchain o che hanno esposizione alle criptovalute. Può parlarci un po' di quelli che ritiene siano i problemi principali in questo ambito?

25:10

Schmidt: Sì, come diceva lei, noi guardiamo alle azioni più che ai protocolli di per sé. Il nostro focus è sulle società, e credo che, tornando ai vantaggi, uno dei vantaggi sia che il livello di scrutinio esercitato su queste società quotate è molto più alto di quello esercitato sulle criptovalute stesse. Come sappiamo, la SEC monitora queste aziende e si assicura che ogni consiglio d'amministrazione abbia il pieno controllo della gestione e delle attività della rispettiva società.

E gli azionisti possono esprimere le loro preoccupazioni più facilmente riguardo alle società rispetto agli utenti cripto. Pensiamo a Ichan o agli Elite Funds, mentre nello spazio cripto e blockchain è più difficile per gli utenti far sentire la propria voce per via della natura decentralizzata del sistema, e a volte sono gli sviluppatori quelli che riescono a farsi sentire. Per fare un paragone, è un po' come se la comunità fosse gli azionisti e gli sviluppatori fossero i dirigenti. Ma credo che nello spazio azionario ci sia tutto un framework legale che supporta gli azionisti.

26:51

Invesco: Ottimo, grazie. Per concludere, quali sono le prospettive per la blockchain, specialmente per le società quotate che utilizzano la blockchain di cui parlavamo poco fa?

27:03

Schmidt: Il numero di nuove società quotate è molto alto, e come dicevo la gente preferisce entrare sul mercato dopo le fasi di rally, l'abbiamo visto accadere quest'anno e abbiamo visto queste società maturare. A volte assumono ex dipendenti di Wall Street, o persone provenienti dalle aziende di mining tradizionali e altre aziende tradizionali.

Questa è un'ottima cosa, perché possiamo vedere che i consigli di amministrazione di entrambe le parti stanno prendendo la cosa sul serio, e anche gli amministratori delegati credono nella società. E penso che questo sia positivo per l'intera comunità di investitori.

L'unica cosa negativa che vedo è che l'aumento di regolamentazione delle criptovalute potrebbero rendere queste ultime più attraenti per gli investitori e ridurre un po' l'appetito per le azioni interessate, ma non penso che ci sarà del cannibalismo in questa eventualità. Penso che entrambe le parti potranno crescere, e anzi, l'aumentata regolamentazione delle criptovalute potrebbe risultare vantaggiosa per le società che ci lavorano, in quanto potrebbero registrare un aumento dei volumi e l'afflusso di un maggior interesse individuale in quello spazio. Per cui credo che sarà una situazione vantaggiosa per tutti.

28:36

Invesco: Ottimo, grazie mille di aver condiviso la sua prospettiva. Se i nostri ascoltatori desiderano maggiori informazioni su alcuni degli studi che ha nominato, li invitiamo a visitare il sito di CoinShares. In alternativa, possono visitare etf.invesco.com dove abbiamo pubblicato altri studi sulla blockchain.

La ringrazio per questa interessante conversazione e per aver condiviso le sue opinioni, specialmente considerando le sue competenze e la sua posizione di rilievo nell'universo della blockchain. Grazie mille di esserci venuto a trovare.

29:04

Schmidt: Grazie mille, è stato un vero piacere.

Episodio #1 - Viaggio nell'ecosistema blockchain

In questo primo episodio, parliamo con gli esperti di blockchain Keith Bear e Michel Rauchs, entrambi del Cambridge Center for Alternative Finance.                                  Keith e Michel condividono le loro opinioni sugli ultimi sviluppi dell'ecosistema blockchain, separando il clamore dagli eventi significativi e fornendo una visione più approfondita su una varietà di argomenti correlati alla blockchain, come token non fungibili (NFT), criptovalute, utilizzo di energia da parte delle tecnologie blockchain, governance e Central Bank Digital Currencies (CBDC), tra gli altri.