Audio

Il podcast del lunedì

Invesco - il podcast del lunedì

Ascolta ogni lunedì gli approfondimenti della settimana a cura di Luca Simoncelli, Investment Strategist

Ascolta il podcast

00:00
00:00
00:00
Ascolta il podcast

Dopo la tenuta del cessate il fuoco in medio-oriente i mercati azionari hanno guadagnato territorio con un movimento di ricopertura di posizioni evidente soprattutto sul settore tecnologico e con una partecipazione importante da parte degli investitori retail negli Stati Uniti. Il Nasdaq ha toccato nuovi livelli di massimo, mentre il mercato dei tassi ha anticipato le aspettative rispetto al prossimo taglio della Fed, con un conseguente movimento al ribasso della curva dei treasury. I mercati stanno reagendo come se i rischi legati all’instabilità geopolitica e commerciale siano sempre piu fattori “micro”, con impatti cioè specifici e confinati a determinati segmenti del mercato, e sempre meno come rischi “macro” con implicazioni piu allargate al rischio di recessione o di inflazione. Se da un lato è ancora giusto sottolineare la resilienza, la flessibilità e la capacità di gestire i rischi da parte delle moderne imprese globali, dall’altro è ancora prematuro scontare i segnali di rallentamento nella crescita economica come marginali; potrebbe infatti essere una questione di tempo prima che i dati macroeconomici siano più indicativi della fase di incertezza economica. La settimana scorsa, ad esempio, il colosso delle spedizioni globali FedEx ha riportato una dinamica di business che, al netto dell’atteso calo nell’attività in Cina, non descrive una frenata particolare nei volumi del B2B; tuttavia, il management non è stato in grado di delineare una “guidance”, a causa della complessità del contesto. Un supporto fondamentale al settore tecnologico è arrivato ancora da Nvidia, il cui management descrive il ciclo di investimento tecnologico a livello globale come in fase di rampa di lancio, con la spesa di governi ed enti pubblici vista come un prossimo importante driver di crescita. I dati macro continuano tuttavia a segnalare un declino nelle condizioni cicliche, la settimana scorsa il mercato immobiliare americano si è confermato in calo come lo è la fiducia e la spesa dei consumatori. I mercati finanziari dovranno tornare a concentrarsi sull’equilibrio tra le dinamiche del mercato del lavoro e le condizioni in cui si potrà sviluppare un passaggio verso tagli ai tassi da parte della Federal Reserve, con un ulteriore difficoltà nella possibilità che venga anticipata la nomina del prossimo presidente Fed. Il mercato ha “forzato” alcuni commenti di esponenti Fed rispetto la possibilità di vedere tagli già nella riunione di luglio; una eventualità remota, ma che sottolinea come non sia da escludere uno scenario di tagli, anche rapidi, nella seconda parte dell’anno. Questa settimana il dato sul mercato del lavoro americano catturerà l’attenzione degli investitori. Se l’attuale regime di mercato sembra stimare che il picco di maggiore instabilità legato alla guerra commerciale sia alle spalle, e la formalizzazione dell’accordo con la Cina contribuisce in maniera sostanziale in quella direzione, l’avvicinarsi della data del 9 luglio rimane il prossimo ostacolo. La narrativa che arriva dal segretario al tesoro americano sembra indicare che per molti paesi si sia vicini ad un accordo; tuttavia, rimane una nube di dubbio su alcuni paesi. Il rischio che l’Unione Europea sia proprio uno di quei paesi per cui si possa tornare ai livelli delle originali tariffe reciproche del “liberation day” è concreto. Sarà il presidente Trump ad avere l’ultima parola, mentre l’UE si dice pronta ad imporre contromisure in dazi su oltre cento miliardi di dollari in importazioni americane. In quest’ottica il risultato della riunione Nato, con l’accordo sull’aumento di spesa in difesa come richiesto dagli Stati Uniti, e l’esclusione delle aziende americane dai principi di minima tassazione globale definiti dal OCSE, potrebbero rientrare in un processo negoziale di più ampio respiro. Anche l’eliminazione della controversa clausola 899, o “la tassa vendetta”, dalla legge di bilancio in discussione al Senato americano, sembra inserirsi in una pura strategia di negoziazione. Dalle recenti posizioni dell’amministrazione americana emerge un sempre maggiore coinvolgimento in questioni globali, un approccio in controtendenza rispetto alla strategia fino ad ora seguita di “america first”; le ripercussioni di questo cambiamento potrebbero vedersi nella guerra in Ucraina e sugli equilibri tra Taiwan e Cina. La Germania conferma la credibilità della strategia di espansione di spesa pubblica, il budget passato dal governo tedesco determina un aumento sostanziale nel deficit fiscale, arrivando già al 3.3% del PIL nel 2025 per poi salire al 3.6% - 3.8% negli anni seguenti. Oltre all’entità dell’incremento in investimenti per difesa ed infrastrutture, il governo ha sorpreso in positivo rispetto alla velocità nelle tempistiche di spesa, con una quota di spesa in infrastrutture prevista già nell’anno in corso.  

  • Rischi di investimento

    Per informazioni sui rischi complessivi, si prega di far riferimento alla documentazione d'offerta.

    Il valore degli investimenti ed il reddito da essi derivante possono oscillare (in parte a causa di fluttuazioni dei tassi di cambio) e gli investitori potrebbero non ottenere l'intero importo inizialmente investito.

    Informazioni importanti

    Il presente podcast è per utilizzo da parte di clienti professionali in Italia e ne è vietata la diffusione.

    Le opinioni espresse sono personali e fanno riferimento alle attuali condizioni di mercato, sono pertanto soggette a modifica senza alcun preavviso e possono essere diverse da quelle di altri professionisti dell’investimento.

    Il presente podcast è pubblicato in Italia da Invesco Management SA, President Building, 37A Avenue JF Kennedy, L-1855 Luxembourg, regolamentata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier, Luxembourg.